Una piazza che si tinge di scarpe di color rosso, una panchina dipinta di rosso, un lungo tappeto rosso sollevato e un porticato illuminato di rosso sono gli elementi che abitano lo spazio urbano nella lotta quotidiana contro la violenza sulle donne. Il 25 novembre è la giornata internazionale della violenza contro le donne istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Spazi e oggetti urbani tinti di rosso con lo scopo di mantenere viva la memoria sulle troppe donne vittime di violenza, ma anche come elementi di riconoscimento del fenomeno nominato femminicidio. Una lotta pacifica, quindi, che vede lo spazio urbano come luogo di visibilità della lotta. In questa prospettiva ci interessa soffermarci sul colore, il rosso, che unisce le donne nella militanza contro la violenza, che a prima vista può sembrare scontato, porta in sé più significati.
Nel 2009 l’artista messicana Elina Chauvet, ispirata dalla morte della sorella per mano del marito, decide di dare visibilità ai casi di femminicidio attraverso delle scarpe rosse. La Chauvet è la prima artista che ha raccontato attraverso un’invasione di calzature rosse il fenomeno del femminicidio. Il progetto Zapatos Rojos (scarpette rosse) fu realizzato a Ciudad Juárez, una città di frontiera nel nord del Messico.
Le scarpe sono state scelte dall’artista perché nella maggior parte dei casi è l’unico oggetto che rimane della vittima. Il rosso invece richiama il colore del sangue versato, e simboleggia l’amore che si trasforma in odio e violenza. Elina ha esposto, in rigorose file, nello spazio pubblico 33 paia di scarpe rosse, quasi a voler rappresentare una lunga marcia silenziosa di donne che ormai non ci sono più. La sua iniziativa viene in seguito replicata in molti altri Paesi. Ogni anno, infatti, in diverse piazze viene disposta un’intera distesa di scarpe rigorosamente rosse in rappresentanza del numero delle violenze, delle morti e dei maltrattamenti subiti dalle donne.
Ma si è andati oltre le scarpe rosse, in Italia si può incontrare una panchina rossa, che simboleggia il posto occupato da una donna che non c’è più. Poste in una piazza, in un giardino pubblico o lungo un viale, queste panchine hanno lo scopo di mantenere vivo nella memoria il ricordo di tante donne che non sono riuscite a sfuggire dai loro carnefici.
Il rosso diventa così la rappresentazione di un crimine contro la donna, il colore della morte, il colore dell’ odio. Tuttavia, è anche il colore dell’intramontabile rossetto rosso, il cosmetico più amato dalle donne, soprattutto dalle dive del cinema – da Marylin Monroe a Elizabeth Taylor – che con tale rossetto hanno creato i loro sguardi iconici e l’immagine sociale della figura femminile. Rosso è il colore dell’amore, della passione, del sangue, dei film “a luci rosse” . Ma rosso è anche il colore dell’intimità della donna. Il vestito rosso in The woman in red (1984) di Gene Wilder con protagonsita Kelly Le Brock è entrato nell’immaginario collettivo di quel periodo [immagine di seguito].
Restando in campo cinematografico, rossa è la capanna che accoglie un gruppo di amici nel film Deserto rosso, luogo del divertimento e dell’inibizione secondo lo sguardo di Michelangelo Antonioni [immagini di seguito].
Questo brevissimo elenco ha lo scopo di sottolineare i plurimi significati di questo colore nella complessa società che abitiamo. Si tratta però di un colore che nello spazio pubblico segnala anche i pericoli imminenti. Forse anche per questo, il rosso sembra essere il colore che più di altri simboleggia la dimensione delle revendicazioni delle donne nella rappresentazione urbana.