Oggi 8 marzo 2020 è la festa della Donna, una data che si associa alla decisione del Governo Italiano di chiudere la Lombardia e altre 14 province italiane a causa della malattia da coronavirus Covid-19, creando così una zona arancione estesa.
Ieri sera un’amica mi ha chiamato per comunicarmi che la Lombardia era stata chiusa in entrata e in uscita; io mi trovo in un comune poco distante da Milano. Qualche momento dopo nelle stazioni milanesi si è scatenato il panico; una moltitudine di cittadini, con valigie e borse al seguito, si è precipitata nelle stazioni per prendere il primo treno utile per uscire dalla Lombardia e raggiungere i luoghi natii.
Piazza Duomo, Milan, Italy 12h40 (Fonte web cam Duomo di Milano, skylinewebcams).
09 03 2020 UN SILENZIO RUMOROSO
Questa mattina mi sono svegliata con la consapevolezza di trovarmi in una zona arancione sorvegliata. Nel frattempo, dal carcere di San Vittore è sorta una protesta dei carcerati – danneggiando ambulatori e altro – contro la decisione del Governo Italiano di sospendere le visite dei parenti a causa del Coronavirus.
Piazza Duomo, Milan, Italy 10h20 (Fonte web cam Duomo di Milano, skylinewebcams).
10 03 2020 TUTTA L’ITALIA DIVENTA ZONA PROTETTA
Piazza Duomo, Milan, Italy 11h40 (Fonte web cam Duomo di Milano, skylinewebcams).
Con il primo post del 2018 vi parleremo della stanza delle caffettiere di Aldo Rossi che si trova nella casa-museo Testori a Novate Milanese (Milano). In questo museo una stanza, la cucina, è dedicata all’esposizione di una serie di caffettiere – oggetti di uso domestico – progettate dall’architetto Aldo Rossi (1931-1997) per l’azienda Alessi (la Conica, la Cupola, e l’Ottagono). Un omaggio a un oggetto che ha abitato (e abita ancora) le case degli italiani.
With the first post of 2018 we will talk about the room of the italian coffee pots of Aldo Rossi located in the House museum Testori in Novate Milanese (Milan). In this museum, a room, the kitchen, is dedicated to the exhibition of a series the italian coffee pots, designed by the architect Aldo Rossi (1931-1997) for the company Alessi. AtributetoanobjectofItalianculture.
“La caffettiera, tra gli altri recipienti, o apparecchi domestici, si presta particolarmente a diverse trasposizioni, ed analogie con gli edifici e le forme dell’architettura. Particolarmente con cupole, campanili, minareti e non è quasi mai separata da una certa aria o stile orientale o più particolarmente turchesca nel senso settecentesco. È indubbio ma la sua presenza nelle composizioni di interni o nature morte conferisce una solidità dell’immagine che avvicina la composizione al paesaggio e particolarmente al paesaggio urbano dove predominano torri, cupole ed edifici diversi.”
Aldo Rossi
Casa Testori è la casa dove ha vissuto Giovanni Testori (1923-1993), scrittore, drammaturgo, pittore, critico d’arte, poeta, regista, attore, uno dei più importanti intellettuali italiani del Novecento. La casa museo è composta da circa 20 stanze divise su due piani e collegate da uno scalone centrale dove sono raccolte le collezioni d’arte e design della famiglia Testori.
Tra bozzetti e vetrine questi oggetti di uso quotidiano sono esposti come piccole sculture colorate su supporti di vetro alle pareti o, invece, esposti al centro della stanza su totem – a diverse altezze – bianchi e conservati in bacheche di vetro.
Fonti e riferimenti: immagini rilevate dal sito web Casa Testori. Bozzetti e progetti di Aldo Rossi si trovano sul sito della Fondazione Aldo Rossi.
Recentemente ho visitato la mostra dal titolo CUCINE & ULTRACORPI (9 aprile-21 febbraio 2015) realizzata alla Triennale di Milano in occasione dell’Expo 2015. La mostra costituisce l’ottava edizione del Triennale Design Museum. Il tema scelto è quello della cucina come luogo che ospita il maggior livello di innovazione tecnologica della casa.
Il curatore della mostra è Germano Celant, mentre l’allestimento scenografico è stato concepito dallo Studio Italo Rota con Alessandro Rigamonti, Andrea Bolla e Giacomo Garnier e Simon Oropeza.
La mostra è stata allestita nello spazio della Triennale Design Museum all’interno del Palazzo dell’Arte.
Uno spazio dal percorso circolare, che spezza la prospettiva. Così il percorso mise en scène traccia delle linee, delle regolarità tematiche.
Le tematiche affrontate dal tema della mostra sono 12 :
Timers / Alarms / Water / Fire / Earth / Air
Hearing / Environment / Touch / Smell / Minikitchen / The kitchen as place
Lo spazio è utilizzato sia verticalmente che orizzontalmente, creando passaggi chiusi e aperture visive. Inoltre, l’esposizione coinvolge e attiva, di volta in volta, i sensi dello spettatore.
Entrance
Timers
Alarms
Fire
Hearing
Air
Smell
Una mostra che esibisce il meglio del design degli elettrodomestici – piccoli e grandi – da cucina dando rilevanza alla funzione e alla forma. Gli elettrodomestici sono a loro volta accolti da strutture diverse che oltre a contenerle ne intensificano la visione.
La mostra La camicia bianca secondo me_Gianfranco Ferrè è stata allestita nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, a Milano. Le Cariatidi, quaranta statue a stucco con figure maschili e femminili poste a sostegno della balconata sono opera dello scultore Gaetano Callani, chiamato, da Giuseppe Piermarini – l’artefice della trasformazione in stile neoclassico di Palazzo Reale – a realizzarle dal 1774 al 1776.
La mostra inizia con un passage. I teli, su cui scorrono macro-immagini di disegni autografi di Gianfranco Ferré – l’architetto della moda milanese –, permettono di cogliere i primi segni che delineano la sua visione poetica.
Il percorso prosegue passando per uno spazio-accoglienza dove troviamo delle fotografie su pannelli di modelle che indossano alcune delle camicie bianche in esposizione.
Arriviamo finalmente nella Sala delle Caritiadi, il cuore dell’esposizione, dove il nostro sguardo rimane affascinato da una luce che avvolge un insieme di camicie bianche.
La struttura allestita è composta da sei file – ciascuna di cinque camicie – sorrette da leggeri fili di alluminio che generano in maniera imprevidibile del movimento. Al lato della struttura principale, posta su un rivestimento di tessuto nero, sono disposte delle teche che contengono bozzetti e riviste di moda dell’epoca Ferré.
Su parte del soffitto della sala, scorrono lentamente le immagini delle camicie bianche che appaiono agli occhi del visitatore come leggere nuvole.
Il sistema d’illuminazione crea dei giochi di luce e ombra che destano in un continuum spaziale l’attenzione del visitatore.
Per concludere, possiamo osservare come la scenografia sia riuscita nell’intento di esibire e valorizzare le geometrie e i diversi effetti dei tessuti di queste magnifiche camicie bianche. Evidenziando, anche, gli elementi progettuali più innovativi e le diverse interpretazioni. Tutto ciò porta a far scoprire al visitatore le forme che può assumere la camicia bianca, vero e proprio paradigma delle creazioni dello stilista.
Nota: la mostra, di Palazzo Reale a Milano, è una rielaborazione dello studio CastagnaRavelli dell’allestimento di Guicciardini e Magni Architetti per il Museo del Tessuto di Prato.
Bob Noorda nasce nel 1927 ad Amsterdam dove si è formato e ha ricevuto un’educazione razionalista presso l’Istituto IvKNO (Instituut voor Kunstnijverheidsonderwijs, Istituto per l’educazione alle arti industriali). All’inizio del 1950 Noorda decise di trasferirsi a Milano per via del clima di grande fermento ed evoluzione culturale e industriale che caratterizzava al tempo la città.
Infatti, Milano incarnava quel particolare e proficuo intreccio fra mondo imprenditoriale e cultura del progetto. Le maggiori aziende italiane (come Olivetti, Italsider, Montecatini, La Rinascente, Necchi, Rai, Pirelli) affidavano a grafici, architetti, fotografi, artisti e intellettuali il compito di tradurre in artefatti comunicativi, di carattere moderno, la loro immagine pubblica e promuovere, così, la diffusione dell’oggetto industriale.
Il lavoro di Noorda si distingue soprattutto per la chiarezza formale e l’essenzialità espressiva. Le sue pratiche hanno spaziato dalla valorizzazione dell’immagine aziendale (la corporate identity), alla cura dell’imballaggio (Upim-La Rinascente) e del design del prodotto fino all’allestimento di spazi di esposizioni e vendita (Coop).
Nel 1963 venne chiamato dall’architetto Franco Albini per condividere il progetto della linea 1 della Metropolitana di Milano. In seguito si occupò della segnaletica della metropolitana di New York (1966-1970) e di San Paolo (1973, Brasile).
«Per me la segnaletica è il sistema-guida dell’accoglienza […]. Il pensiero razionalista ti aiuta a capire la scelta migliore da offrire al pubblico, e questa, per me, è un po’ la funzione della grafica. […] Il grafico non è un artista che possa agire secondo il proprio libero pensiero […] non mi sono mai sentito libero, in questo senso, perché ho sempre dovuto individuare un sistema visivo facilmente comprensibile per il pubblico. È questa, per me, la grande differenza tra l’opera dell’artista e quella del grafico […] e la differenza tra pubblicità e grafica» [1]
Nel 1972 affrontò la nuova identità internazionale di Agip-Eni (ripresa nel 1998 nel momento in cui gli fu affidato il rinnovo di Eni spa) per la quale elaborò un ampio programma di interventi grafici, integrati al nuovo marchio, rivisto rispetto alla versione del “cane a sei zampe” o drago-cane di Luigi Broggini del 1952.
Numerose sono le aziende italiane che si rivolsero a Noorda nel corso della sua attività, fra le altre Coop. Con quest’ultima, infatti, inaugurò a partire dal 1984 una lunga collaborazione per la ridefinizione dell’identità visiva (revisione del marchio realizzato nel 1963 da Albe Steiner) e dell’allestimento interno dei punti vendita.
[1] Bob Noorda, Francesco Dondina, Una vita nel segno della grafica, dialogo con Bob Noorda, p. 28 s.
Bibliografia
On the Road. Bob Noorda il grafico del viaggio, Aiap, Milano, 2014.
Bob Noorda, Francesco Dondina, Una vita nel segno della grafica, dialogo con Bob Noorda, San Raffaele, Milano, 2009.
Come ogni aprile arriva l’appuntamento annuale con il Salone del Mobile [1], il Salone Satellite e il Fuorisalone. Con questo post interrompiamo per questo mese il nostro studio/ricerca sull’exhibition design dal titolo “Esporre #”, per proporvi (all’interno di un panorama ornamentale) due mostre della Triennale di Milano. Mostre che abbiamo visitato ed apprezzato nell’allestimento espositivo.
1#
La prima nostra dal titolo LIGHT is TIME è presentata dal brand giapponese Citizen che espone per la prima volta al Salone del Mobile di Milano. Il concept dell’allestimento è riassunto nella frase “Il Tempo è luce. La Luce è tempo”. Nella sala espositiva della Triennale, in uno spazio rilevante, il visitatore viene accolto da circa 80.000 “piani di proiezione” fatti con le platine dell’orologio (la base strutturale dell’orologio). Dalla planimetria dell’allestimento emergono tre zone – collegate tra loro – che narrano l’universo di Citizen : 1] Le origini 2] I componenti 3] Gli orologi. La pianta dell’esposizione a navata con abside circolare avvicina lo spettatore ad un immaginario sacrale dove una sinfonia di luci e piccoli componenti, riempiendo lo spazio, segnano e accompagnano il percorso del visitatore. Il progetto allestitivo prende spunto dalla tecnologia brevettata da Citizen dell’Eco-Drive. Un sistema di carica dell’orologio a luce solare o artificiale, che elimina il bisogno di batterie evitando l’utilizzo di sostanze altamente inquinabili durante la lavorazione del prodotto. Il progetto d’allestimento è ad opera dello studio parigino DGT (Dorell.Ghotmen.Tane/Architects).
2#
La seconda mostra dal titolo The Art of Living è presentata dal Corriere della Sera Interiors Magazine. La mostra è dedicata alla relazione tra design e spazi della casa. Dieci scenari domestici che vedono dialogare il mondo dell’arredamento con installazioni create ad hoc da cinque artisti italiani : Nicola Gobbetto, Paolo Gonzato, Marco Andrea Magni, Alice Ronchi e Francesco Simeti. La mostra inizia con un’installazione sponsorizzata dal brand Volvo dal titolo Volvo Cloud Installation. Una nuvola bianca, sulla quale vengono proiettate delle immagini, è il punto di partenza della mostra.
Successivamente si passa al corridoio che accompagnerà il visitatore a scoprire i 10 scenari del mondo dell’arredamento. Scenari che sono stati tradotti in dieci “scatole aperte” – che ricordano le scatole porta bijoux – con l’illuminazione posta internamente alla sottile cornice che inquadra le scatole. La cornice, inoltre, nella parte alta diventa un pannello grafico che comunica il titolo dello scena, il nome dell’artista e del designer (per esempio, Home office, Living, Kitchen, Patio, In&out). Le 10 “scatole aperte” sono intervallate da spazi con sedute munite di schermo informativo. Il progetto d’allestimento è ad opera dello studio milanese Migliore+Servetto Architects.
[1] Il Salone del Mobile nasce nel 1961, diventando internazionale a partire dal 1967.
Sull’Argomento…
Luigi Settembrini, Vergani Guido (a cura di), Made in Italy? 1951-2001, Milano, Skira, 2001.
Andrea Branzi, Introduzione al design italiano, Milano, Baldini&Castoldi, 1999.
Ugo La Pietra, Domesticarte. Ambienti e oggetti per abitare con arte, Firenze, Alinea, 1990.
Il 13 febbraio 2013 in Piazza degli Affari a Milano è andata in scena la protesta dei caschetti gialli del settore edile italiano dal titolo ” La Giornata della collera” http://www.lagiornatadellacollera.org.
La monocromatica scenografia urbana è composta da circa 10 mila caschetti gialli posti ordinatamente nella piazza. Un colpo d’occhio cromatico (il giallo dei caschetti in contrasto con il bianco travertino di palazzo Mezzanotte) che non ha lasciato indifferenti i passanti.
In questa stessa piazza, da qualche anno, è anche esposta la scultura L.O.V.E. – acronimo di libertà, odio, vendetta – di Maurizio Cattelan che raffigura una mano, intenta nel saluto fascista, con tutte le dita mozzate eccetto il dito medio che rimane alzato e rivolto verso palazzo Mezzanotte (dal nome dell’architetto Paolo Mezzanotte) che dal 1932 è sede della Borsa di Milano.
Palazzo Mezzanotte con la sua imponente facciata – che raggiunge l’altezza di 36 metri – è un esempio di architettura del periodo fascista. Il fronte fu costruito in blocchi di travertino con sculture ad opera di Leone Lodi (1900-1974) e Gemignano Cibau (1893-1969), raffiguranti i “Quattro Elementi” allegorici della ricchezza economica.
Vediamo, dunque, come l’allestimento – o la scenografia – investa sempre più spazi , diversi e inaspettati, con lo scopo di rappresentare l’evento, inteso come “momento della percezione estetica”, che viene così trasformato da fenomeno sociale a fenomeno di estetizzazione generale dell’esistenza (cf. Gianni Vattimo, La società trasparente, Garzanti, 2007).