L’esperienza interdisciplinare del gruppo Global Tools 1973_1975

The interdisciplinary experience of the Global Tools group 1973_1975

Considerando la complessità delle questioni di ricerca e di didattica che coinvolgono l’attuale campo del progetto, è interessante ricordare l’esperienza di un collettivo di progettisti attivi intorno al decennio del 1970.

Considering the complexity of the research and teaching issues that involve the current field of design, it is interesting to recall the experience of a collective of designers active around the 1970s.

L’esperienza Global Tools nasce in un momento storico che vede anche la società italiana animata dalla volontà di portare cambiamenti. Erano gli anni dell’esempio metodologico della scuola tedesca di progettazione di Ulm (1955-1968) e dell’affermazione del percorso del Good Design nella progettazione.

The Global Tools experience was born in a historical moment that also sees the Italian company animated by the desire to bring about changes. 
These were the years of the methodological example of the German school of Design in Ulm (1955-1968) and the affirmation of the path of Good Design.

In questo contesto, il 12 gennaio del 1973 Archizoom Associati, Remo Buti, Casabella, Riccardo Dalisi, Ugo La Pietra, 9999, Gaetano Pesce, Gianni Pettena, Rassegna, Ettore Sottsass jr., Superstudio, Ufo e Zziggurat, si riuniscono presso la redazione di Casabella per dar vita al gruppo GLOBAL TOOLS, un sistema di laboratori di progettazione connessi per la diffusione dell’uso di materie e tecniche e relativi comportamenti. 

In this context, on 12 January 1973 Archizoom Associati, Remo Buti, Casabella, Riccardo Dalisi, Ugo La Pietra, 9999, Gaetano Pesce, Gianni Pettena, Rassegna, Ettore Sottsass jr., Superstudio, Ufo, and Zziggurat, met at the editorial staff of Casabella to create the GLOBAL TOOLS group, a system of connected design laboratories for the dissemination of the use of materials and techniques and related behaviors. 

Il gruppo GLOBAL TOOLS si pone come obiettivo di stimolare il libero movimento del pensiero progettuale. Lo strumento di ricerca di questo libero movimento del pensiero prevedeva l’ideazione di un programma di attività di ricerca di tipo didattico e produttivo rivolto al potenziamento della capacità espressiva. Il programma delle attività veniva redatto attraverso un sistema di bollettini esplicativi.

The GLOBAL TOOLS group aims to stimulate the free movement of design thinking. 
The research tool of this free movement of thought involved the creation of a program of didactic and productive research activities aimed at enhancing the expressive capacity. The program of activities was drawn up through a system of explanatory bulletins. 

 I corsi che si terranno forniranno le nozioni base necessarie all’uso degli attrezzi e degli strumenti esistenti nei laboratori, nonché informazioni su tecniche specifiche apprendibili in altri luoghi collegati in modi diversi alla Global Tools. L’insegnamento avverrà intorno a temi quali: uso dei materiali naturali e artificiali, sviluppo delle attività creative individuali e di gruppo, uso e tecniche degli strumenti di informazione e comunicazione, strategie di sopravvivenza. (Documento n. 1, La Costituzione dal Bollettino Global Tools, 1974).”

“The courses to be held will provide the basic notions necessary for the use of the tools and instruments existing in the laboratories, as well as information on specific techniques that can be learned in other places connected in different ways to Global Tools. The teaching will take place around topics such as the use of natural and artificial materials, development of individual and group creative activities, use and techniques of information and communication tools, survival strategies. (Document No. 1, The Constitution from the Global Tools Bulletin, 1974).”

GLOBAL TOOLS Bulletin n° 1, Edizioni L’uomo e l’arte, Milan, June 1974, Cover by Remo Buti.

Il primo seminario del gruppo è descritto nel documento n. 4, The-Il-Program-ma.

The first seminar of the group is described in document n. 4, The-Il-Program-ma.

Le tematiche indicate riguardano il corpo, la costruzione, la comunicazione e la sopravvivenza considerati nel loro senso generale e come tematiche dell’esperienza individuale e collettiva. Ogni tematica sarà sviluppata da un gruppo di ” operatori ” che definiscono l’attività teorica e pratica.

The themes indicated concern the body, construction, communication, and survival considered in their general sense and as themes of individual and collective experience. Each theme will be developed by a group of “operators” who define the theoretical and practical activity.

 

GLOBAL TOOLS Bulletin n° 1, Documento N°4,  The-Il-Program-ma, Edizioni L’uomo e l’arte, Milan, June 1974.

 

GLOBAL TOOLS Bullettin  n°2, 1975.

 

L’attività Body Corpo ideata da Dalisi, Mendini, Mosconi, Raggi e Pesce propone una ricerca sul corpo umano inteso come strumento primario inserito in un’analisi conoscitiva e interpretativa.

The Body Corpo activity conceived by Dalisi, Mendini, Mosconi, Raggi, and Pesce proposes research on the human body intended as a primary tool inserted in a cognitive and interpretative analysis. 

 

GLOBAL TOOLS Bulletin n°2, Body Corpo, Edizioni L’uomo e l’arte, Milan, January 1975.

L’attività T-h-eor-y-ia, svolta dagli operatori Binazzi, Breschi, Recchioli e Buti, considera la nozione di teoria come “creatività pura” espressa attraverso azioni, comportamenti, pensieri, etc.

The activity T-h-eor-y-ia, carried out by the operators Binazzi, Breschi, Recchioli, and Buti considers the notion of theory as “pure creativity” expressed through actions, behaviors, thoughts, etc. 

Tre temi di discussione vengono proposti per il seminario : 1. rapporti fra architettura e magia, 2. analogia sportiva, 3. creatività pura.

Three topics of discussion are proposed for the seminar: 1. the relationship between architecture and magic, 2. sports analogy, 3. pure creativity. 

GLOBAL TOOLS Bullettin n°2, T-h-eor-y-ia, Edizioni L’uomo e l’arte, Milan, January 1975.

Si lavora soprattutto sui processi cercando strumenti per progettare con materiali leggeri, talvolta effimeri, che suggeriscono un ritmo di vita biologico.

The focus is mainly on processes looking for tools to design with light materials, sometimes ephemeral, which suggest a biological rhythm of life. 

Parlando di materiali, l’artista Riccardo Dalisi approderà alla manipolazione della materia povera, nelle sue forme più diverse. Infatti, l’esperienza partecipativa dell’operatore Dalisi con i bambini del Rione Traiano nella zona sud-ovest della città di Napoli, dal  1971 al 1974, sembra collocarsi fra le posizioni dell’architettura della partecipazione (vedi il lavoro di Giancarlo De Carlo), le avanguardie dell’architettura radicale e anche dell’architettura in forma aperta della visione dell’abitare di Oskar Nikolai Hansen [https://www.chiararubessi.com/2017/03/23/open-form-oskar-hansen/]

Speaking of materials, the artist Riccardo Dalisi will arrive at the manipulation of poor material, in its most diverse forms. In fact, the participatory experience of the Dalisi operator with the children of the Rione Traiano in the south-west area of the city of Naples, from 1971 to 1974, seems to be placed among the positions of the architecture of participation (see the work of Giancarlo De Carlo), the avant-garde of a radical architecture, and also of architecture in the open form of Oskar Nikolai Hansen’s vision of living [https://www.chiararubessi.com/2017/03/23/open-form-oskar-hansen/]

L’obiettivo del laboratorio è quello di lavorare sul processo progettuale di un spazio per e con i bambini del rione stimolando forme di  rinnovamento sociale. Nell’attività di laboratorio il progetto diventa così uno strumento, un processo per suscitare interesse e partecipazione tentando di riappropriarsi di uno spazio in degrado.

The goal of the workshop is to work on the design process of a space for and with the children of the neighbourhood, stimulating forms of social renewal. In the laboratory activity, the project thus becomes a tool, a process to arouse interest and participation by attempting to regain possession of a decaying space. 

Fonte https://www.riccardodalisi.it/radicale/

 

Fonte https://www.riccardodalisi.it/radicale/

Questi esempi di diverse esperienze sembrano confermare una svolta interdisciplinare e metodologica del pensiero progettuale che prendeva in considerazione anche discipline umanistiche come la musica, le arti visive e il teatro con lo scopo di indagare approcci diversi e molteplici al processo progettuale.

These examples of different experiences seem to confirm an interdisciplinary and methodological turning point in design thinking that also took into consideration humanistic disciplines such as music, visual arts, and theatre intending to investigate different and multiple approaches to the design process. 

 

Fonte https://www.riccardodalisi.it/radicale/

Il numero di maggio 1973 di Casabella, la rivista di urbanistica architettura e disegno industriale mostra in copertina la foto del gruppo Global Tools.

 

Casabella n° 377, May 1973, Cover design by Adolfo Natalini, Fonte Archive Casabella https://casabellaweb.eu/the-magazine/yearannata-1973-xxvii/

Casabella, n° 377, maggio 1973, direttore Alessandro Mendini, foto di Carlo Bachi dipinta e redatta da Adolfo Natalini. ARCHIZOOM ASSOCIATI : 1. Andrea Branzi – 2. Gilberto Corretti – 3. Paolo Deganello – 4. Massimo Morozzi – 5. Dario Bartolini (Lucia Bartolini) – 6. Remo Buti. CASABELLA: 7. Alessandro Mendini – 8. Carlo Guenzi – 9. Enrico Bona – 10. Franco Raggi – 11. Luciano Boschini – 12. Riccardo Dalisi 13. Ugo La Pietra. 9999: 14. Giorgio Birelli – 15. Carlo Caldini – 16. Fabrizio Fiumi – 17. Paolo Galli – 18. Gaetano Pesce – 19. Gianni Pettena. RASSEGNA: 20. Adalberto Dal Lago – 21. Ettore Sottsass. SUPERSTUDIO: 22. – Piero Frassinelli – 23. Alessandro Magris – 24. Roberto Magris – 25. Adolfo Natalini 26. Christiano Toraldo di Francia. U.F.O.: 27. Carlo Bachi – 28. Lapo Binazzi (Patrizia Cammeo, Riccardo Forese) – 29. Titti Maschietto. ZZIGGURAT: 30. Alberto Breschi (Giuliano Fiorenzuoli) – 31. Roberto Pecchioli (Nanni Carciaghe, Gigi Gavini).

BIBLIOGRAFIA INDICATIVA

Valerio Borgonuovo, Silvia Franceschini (a cura di), Global Tools 1973 1975. Quando l’educazione coinciderà con la vita, Nero Editions, Roma, 2018.

Global Tools

Recommended Citation

Rubessi, C. (2021) “L’esperienza interdisciplinare del gruppo Global Tools 1973_1975 | The interdisciplinary experience of the Global Tools group 1973_1975“, ThinkingSpaces, https://www.chiararubessi.com/2021/06/22/globaltools/

Enzo Mari e l’allestimento degli spazi

In questo post vorremo dare rilevanza agli allestimenti di Enzo Mari che realizzò per diverse aziende, come Danese e Bompiani o per fondazioni ed enti come  l’allestimento della mostra Voudou. Vodun: African Voodoo, che Mari ha progettato nel 2011 per la Fondation Cartier di Parigi.

Nel 1970 presso il Musée des Arts Décoratifs, Palais du Louvre, Pavillon de Marsan a Parigi viene inaugurata la mostra dal titolo Contenir, regarder, jouer (14 janvier-9 mars) con una selezione di oggetti di Danese Milano.

 

Fonte https://www.danesemilano.com/it/history_1970_1979
http://www.artnet.com/artists/enzo-mari/contenir-regarder-jouer-Dp9v5DOFJSs2lSneXWisxA2
Catalogo della mostra.
Foto dal catalogo della mostra.

Mari progetta degli allestimenti modulari e flessibili in cartone (materiale che utilizzerà anche per altri progetti di mostre e negozi per Danese). Il progetto di questi display in cartone presenta una connotazione architettonica che poggia sulla composizione di moduli geometrici. Questi ultimi compongono forme complesse e versatili per la divisione dello spazio o il supporto degli oggetti esposti.

La ricerca sul materiale cartone sviluppata da Mari, a partire dagli anni 1960, vedrà anche la realizzazione del progetto Il posto dei giochi (1967), un habitat gioco per bambini. Il paravento in cartone, leggero e resistente, è uno strumento lasciato alla libera fanstasia del bambino. Il display presenta delle decorazioni colorate e delle aperture di forme geometriche diverse sollecitando intepretazioni molteplici nel piccolo abitante.

 

http://materialdesign.it/it/post-it/enzo-mari-precorritore-del-design-in-cartone_13_310.htm

Tornando indietro nel tempo, agli anni 1950, un allestimento che si distingue per la sua funzione è la Libreria viaggiante (1956): un camioncino trasformato in una saletta di esposizione di libri della casa editrice Bompiani. Lo scopo del progetto era quello di raggiungere i luoghi remoti d’Italia che non avevano le librerie. Il vettore si presentava come una libreria mobile con vetrine ; all’interno c’era una collezione di libri e un salottino dove il libraio poteva ricevere e conversare con i visitatori.

 

Fonte Hans Ulrich Obrist, Enzo Mari, The Conversation Series.

Photo Chiara Rubessi. Sezione dedicata all’allestimento dalla mostra di Enzo Mari, Triennale di Milano, 2021.

Photo Chiara Rubessi. Ricostruzione della scenografia di Enzo Mari per la mostra Voudou. Vodun: African Voodoo, Triennale di Milano, 2021.

Concludiamo questo breve excursus sul tema dell’allestimento in Mari con la già citata mostra del 2011 dal titolo Voudou. Vodun: African Voodoo dove sono esposte sculture voodoo o vudù della collezione Anne e Jacques Kerchache. L’allestimento progettato da Mari presenta una serie di quinte a vista poste in circolo nella grande sala vetrata della fondazione. Ogni quinta presenta una piccola porta chiusa davanti alla quale è posizionata e illuminata dall’alto una scultura della collezione, come fosse il guardiano della casa. Entriamo, quindi, in una specie di scenografia cinematografica dove le sculture diventano i protaginisti silenziosi di un racconto tutto da scoprire e immaginare.

 

Fonte https://www.fondationcartier.com/en/exhibitions/les-tresors-du-vaudou

 

Fonte https://www.fondationcartier.com/en/exhibitions/les-tresors-du-vaudou

Terminiamo l’articolo con la fotografia dell’installazione, di grande suggestione visiva e di forte valenza simbolica,  dal titolo Allegoria della morte (un progetto di Mari che risale al 1987) che ci mostra un’area in terriccio con tre lapidi, ciascuna dotata di un simbolo; la Croce, la Falce e Martello e la Svastica. La croce allude alle religioni monoteiste, la falce e martello fa riferimento alla laicità e, infine, la svastica richiama l’idea di mercificazione evidenziata da modellini di automobili disposti nella sua direzione.

 

Photo Chiara Rubessi, Triennale di Milano, 2021.

Riferimenti online
https://www.instagram.com/triennalemilano/
https://triennale.org/eventi/enzo-mari-curated-by-hans-ulrich-obristwith-francesca-giacomelli
https://www.danesemilano.com/it/designerDetails?idDesigner=14#
https://www.fondationcartier.com/en/exhibitions/les-tresors-du-vaudou

Tra gli scritti di Mari segnaliamo
Funzione della ricerca estetica, Milano, Edizioni di Comunità, 1970
Ipotesi di rifondazione del progetto, Mlano, ADI, 1978
Dov’è l’artigiano, Catalogo della mostra, 23 aprile-3 maggio 1981, Firenze, Electa Firenze, 1981
Progetto e passione, Milano, Bollati Boringhieri, 2000
Autoprogettazione, Milano, Corraini, 2002
Lezioni di disegno: storie di carte, draghi e struzzi in cattedra, Milano, Rizzoli, 2008

Tra i progetti di Mari segnaliamo
16 Animali, 1957, Danese
Putrella, 1958, Danese
In Attesa, 1971, Danese, cestino gettacarte
Tonietta, 1987, Zanotta, sedia
Pentole Copernico, 1989, Zani&Zani
Posate Piuma, 1991, Zani&Zani
Librera componibile Ulm, 1996-98, Zanotta
Em02, scolapasta, 1997, Alessi
Squeezer, spremilimoni, 2000, Alessi
Ypsilon, cavalletti, 1999, Alessi
Eretteo, portaombrelli, 2000, Magis
Togo, appendiabiti, 2001, Magis

Oggetti di design. La caffettiera secondo Aldo Rossi

Con il primo post del 2018 vi parleremo della stanza delle caffettiere di Aldo Rossi che si trova nella casa-museo Testori a Novate Milanese (Milano). In questo museo una stanza, la cucina, è dedicata all’esposizione di una serie di caffettiere – oggetti di uso domestico – progettate dall’architetto Aldo Rossi (1931-1997) per l’azienda Alessi (la Conica, la Cupola, e l’Ottagono). Un omaggio a un oggetto che ha abitato (e abita ancora) le case degli italiani.

With the first post of 2018 we will talk about the room of the italian coffee pots of Aldo Rossi located in the House museum Testori in Novate Milanese (Milan). In this museum, a room, the kitchen, is dedicated to the exhibition of a series the italian coffee pots, designed by the architect Aldo Rossi (1931-1997) for the company Alessi. AtributetoanobjectofItalianculture.

“La caffettiera, tra gli altri recipienti, o apparecchi domestici, si presta particolarmente a diverse trasposizioni, ed analogie con gli edifici e le forme dell’architettura. Particolarmente con cupole, campanili, minareti e non è quasi mai separata da una certa aria o stile orientale o più particolarmente turchesca nel senso settecentesco. È indubbio ma la sua presenza nelle composizioni di interni o nature morte conferisce una solidità  dell’immagine che avvicina la composizione al paesaggio e particolarmente al paesaggio urbano dove predominano torri, cupole ed edifici diversi.”

Aldo Rossi

 

Casa Testori è la casa dove ha vissuto Giovanni Testori (1923-1993), scrittore, drammaturgo, pittore, critico d’arte, poeta, regista, attore, uno dei più importanti intellettuali italiani del Novecento. La casa museo è composta da circa 20 stanze divise su due piani e collegate da uno scalone centrale dove sono raccolte le collezioni d’arte e design della famiglia Testori.

Tra bozzetti e vetrine questi oggetti di uso quotidiano sono esposti come piccole sculture colorate su supporti di vetro alle pareti o, invece, esposti al centro della stanza su totem – a diverse altezze – bianchi e conservati in bacheche di vetro.

 

Fonti e riferimenti: immagini rilevate dal sito web Casa Testori. Bozzetti e progetti di Aldo Rossi si trovano sul sito della Fondazione Aldo Rossi.

Fondazione

Per visitare Casa Testori

EDUCATIONAL

Exhibition : Cucine & Ultracorpi

Recentemente ho visitato la mostra dal titolo CUCINE & ULTRACORPI (9 aprile-21 febbraio 2015) realizzata alla Triennale di Milano in occasione dell’Expo 2015. La mostra costituisce l’ottava edizione del Triennale Design Museum. Il tema scelto è quello  della cucina come luogo che ospita il maggior livello di innovazione tecnologica della casa.

Il curatore della mostra è Germano Celant, mentre l’allestimento scenografico è stato concepito dallo Studio Italo Rota con Alessandro Rigamonti, Andrea Bolla e Giacomo Garnier e Simon Oropeza.

La mostra è stata allestita nello spazio della Triennale Design Museum all’interno del Palazzo dell’Arte.

Uno spazio dal percorso circolare, che spezza la prospettiva. Così il percorso mise en scène    traccia delle linee, delle regolarità tematiche.

Le tematiche affrontate dal tema della mostra sono 12 :

Timers / Alarms / Water /  Fire / Earth / Air

Hearing / Environment / Touch / Smell / Minikitchen / The kitchen as place

Lo spazio è utilizzato sia verticalmente che orizzontalmente, creando passaggi chiusi e aperture visive. Inoltre, l’esposizione coinvolge e attiva, di volta in volta, i sensi dello spettatore.

triennale_mostra_02_oggetto_editoriale_h495

IMG_1212

IMG_1213

Entrance

IMG_1221

Timers

IMG_1224

IMG_1225

 IMG_1227

IMG_1229

Alarms

IMG_1237

Fire

IMG_1254

IMG_1256

IMG_1258

Hearing

 IMG_1250

Air

IMG_1266

IMG_1268

Smell

IMG_1270

Una mostra che esibisce il meglio del design degli elettrodomestici – piccoli e grandi  – da cucina dando rilevanza alla funzione e alla forma. Gli elettrodomestici sono a loro volta accolti da strutture diverse che oltre a contenerle ne intensificano la visione.

# Le parole dell’Exhibition Design

 

13fda3

Iniziamo questo 2015 con un articolo che vuole provare a tracciare – certamente non esaustiva o completa – un vocabolario dell’exhibition design attraverso le sue parole. Questo insieme di parole che inizieremo a comporre servirà per mostrare e rilevare la pluridisciplinarietà dell’exhibition design.

Il nostro compito sarà, infatti, quello di monitorare – nel corso del tempo – il movimento  delle parole che compongono la disciplina, collocandole in una prospettiva in divenire.

Oggetto – Colore – Illuminazione – Materia – Percorso – Visitatore – Spazio – Forma – Temporaneità – Circolarità – Architetture – Fisicità – Tecnologia – Grafica – Narrazione – Comunicazione – Multimedialità – Immaginario – Mise en scène – Suono – Testo – Immagini – Sensi – Arte – Effimero – Prospettiva – Prossemica – Vuoto – Pieno

Appello ai lettori _ Inviate altre parole !

Bob Noorda

Bob Noorda nasce nel 1927 ad Amsterdam dove si è formato e ha ricevuto un’educazione razionalista presso l’Istituto IvKNO (Instituut voor Kunstnijverheidsonderwijs, Istituto per l’educazione alle arti industriali). All’inizio del 1950 Noorda decise di trasferirsi a Milano per via del clima di grande fermento ed evoluzione culturale e industriale che caratterizzava al tempo la città.

Infatti, Milano incarnava quel particolare e proficuo intreccio fra mondo imprenditoriale e cultura del progetto. Le maggiori aziende italiane (come Olivetti, Italsider, Montecatini, La Rinascente, Necchi, Rai, Pirelli) affidavano a grafici, architetti, fotografi, artisti e intellettuali il compito di tradurre in artefatti comunicativi, di carattere moderno, la loro immagine pubblica e promuovere, così, la diffusione dell’oggetto industriale.

Il lavoro di Noorda si distingue soprattutto per la chiarezza formale e l’essenzialità espressiva. Le sue pratiche hanno spaziato dalla valorizzazione dell’immagine aziendale (la corporate identity), alla cura dell’imballaggio (Upim-La Rinascente) e del design del prodotto fino all’allestimento di spazi di esposizioni e vendita (Coop).

Nel 1963 venne chiamato dall’architetto Franco Albini 
per condividere il progetto della linea 1 della Metropolitana di Milano. In seguito si occupò della segnaletica della metropolitana di New York (1966-1970) e di San Paolo (1973, Brasile).

«Per me la segnaletica è il sistema-guida dell’accoglienza […]. Il pensiero razionalista ti aiuta a capire la scelta migliore da offrire al pubblico, e questa, per me, è un po’ la funzione della grafica. […] Il grafico non è un artista che possa agire secondo il proprio libero pensiero […] non mi sono mai sentito libero, in questo senso, perché ho sempre dovuto individuare un sistema visivo facilmente comprensibile per il pubblico. È questa, per me, la grande differenza tra l’opera dell’artista e quella del grafico […] e la differenza tra pubblicità e grafica» [1]

metro

Bob-Noorda_articolobypixell3

s

Nel 1972 affrontò la nuova identità internazionale di Agip-Eni (ripresa nel 1998 nel momento in cui gli fu affidato il rinnovo di Eni spa) per la quale elaborò un ampio programma di interventi grafici, integrati al nuovo marchio, rivisto rispetto alla versione del “cane a sei zampe” o drago-cane di Luigi Broggini del 1952.

220px-Supercortemaggiore_logo_bn
Luigi Broggini, 1952.
220px-Cane_sei_zampe
Bob Noorda, 1972.

eni

Numerose sono le aziende italiane che si rivolsero a Noorda nel corso della sua attività, fra le altre Coop. Con quest’ultima, infatti, inaugurò a partire dal 1984 una lunga collaborazione per la ridefinizione dell’identità visiva (revisione del marchio realizzato nel 1963 da Albe Steiner) e dell’allestimento interno dei punti vendita.

logo-coop_anni-60_anni-80
A sinistra il logo di Steiner, a destra il restyling di Noorda.

coop

[1] Bob Noorda, Francesco Dondina, Una vita nel segno della grafica, dialogo con Bob Noorda, p. 28 s.

Bibliografia

 bn

On the Road. Bob Noorda il grafico del viaggio, Aiap, Milano, 2014.

41VIIH1ZBLL._SY344_BO1,204,203,200_

Bob Noorda, Francesco Dondina, Una vita nel segno della grafica, dialogo con Bob Noorda, San Raffaele, Milano, 2009.