2014. Salone del Mobile

“Milano è un enorme conglomerato di eremiti”
Eugenio Montale

Come ogni aprile arriva l’appuntamento annuale con il Salone del Mobile [1], il Salone Satellite e il Fuorisalone. Con questo post interrompiamo per questo mese il nostro studio/ricerca sull’exhibition design dal titolo “Esporre #”, per proporvi (all’interno di un panorama ornamentale) due mostre della Triennale di Milano. Mostre che abbiamo visitato ed apprezzato nell’allestimento espositivo.

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La prima nostra dal titolo LIGHT is TIME è presentata dal brand giapponese Citizen che espone per la prima volta al Salone del Mobile di Milano. Il concept dell’allestimento è riassunto nella frase “Il Tempo è luce. La Luce è tempo”. Nella sala espositiva della Triennale, in uno spazio rilevante, il visitatore viene accolto da circa 80.000 “piani di proiezione” fatti con le platine dell’orologio (la base strutturale dell’orologio). Dalla planimetria dell’allestimento emergono tre zone – collegate tra loro – che narrano l’universo di Citizen : 1] Le origini 2] I componenti 3] Gli orologi. La pianta dell’esposizione a navata con abside circolare avvicina lo spettatore ad un immaginario sacrale dove una sinfonia di luci e piccoli componenti, riempiendo lo spazio, segnano e accompagnano il percorso del visitatore. Il progetto allestitivo prende spunto dalla tecnologia brevettata da Citizen dell’Eco-Drive. Un sistema di carica dell’orologio a luce solare o artificiale, che elimina il bisogno di batterie evitando l’utilizzo di sostanze altamente inquinabili durante la lavorazione del prodotto. Il progetto d’allestimento è ad opera dello studio parigino DGT (Dorell.Ghotmen.Tane/Architects).

 

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La seconda mostra dal titolo The Art of Living è presentata dal Corriere della Sera Interiors Magazine. La mostra è dedicata alla relazione tra design e spazi della casa. Dieci scenari domestici che vedono dialogare il mondo dell’arredamento con installazioni create ad hoc da cinque artisti italiani : Nicola Gobbetto, Paolo Gonzato, Marco Andrea Magni, Alice Ronchi e Francesco Simeti. La mostra inizia con un’installazione sponsorizzata dal brand Volvo dal titolo Volvo Cloud Installation. Una nuvola bianca, sulla quale vengono proiettate delle immagini, è il punto di partenza della mostra.

Successivamente si passa al corridoio che accompagnerà il visitatore a scoprire i 10 scenari del mondo dell’arredamento. Scenari che sono stati tradotti in dieci “scatole aperte” – che ricordano le scatole porta bijoux – con l’illuminazione posta internamente alla sottile cornice che inquadra le scatole. La cornice, inoltre, nella parte alta diventa un pannello grafico che comunica il titolo dello scena, il nome dell’artista e del designer  (per esempio, Home office, Living, Kitchen, Patio, In&out). Le 10 “scatole aperte” sono intervallate da spazi con sedute munite di schermo informativo. Il progetto d’allestimento è ad opera dello studio milanese Migliore+Servetto Architects.

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[1] Il Salone del Mobile nasce nel 1961, diventando internazionale a partire dal 1967.

Sull’Argomento…

Luigi Settembrini, Vergani Guido (a cura di), Made in Italy? 1951-2001, Milano, Skira, 2001.

Andrea Branzi, Introduzione al design italiano, Milano, Baldini&Castoldi, 1999.

Ugo La Pietra, Domesticarte. Ambienti e oggetti per abitare con arte, Firenze, Alinea, 1990.

Esporre #3

… riflessioni attorno alle

pratiche d’agencement

 

In questo articolo ci occuperemo della tipologia allestitiva che vede nell’accumulazione e nell’esposizione non articolata degli oggetti il suo focus.

L’insieme degli oggetti in mostra occupa tutto lo spazio espositivo facendo percepire al visitatore una totalità spaziale. Gli oggetti sembrano, dunque, inclusi in un armonico microcosmo che non necessariamente deve trasmettere delle informazioni (secondo una gerarchia), ma semplicemente manifestarne la presenza. In tal senso favorendo un confronto diretto, immediato con l’oggetto. In questo caso possiamo dire che la funzione dell’allestimento è quella di essere un medium non il fine.

Il tipo di allestimento in questione tende, a volte, a operare come un effetto immagine. Questa tipologia di allestimento, infatti, può nascere da una i) necessità quantitativa : esporre più oggetti possibili in un dato spazio senza darne un’articolazione particolare (che ricorda la pratica del collezionista, come il museo di John Soane a Londra) ii) oppure dalla volontà di esporre tanti oggetti per costruire  una visione sintetica globale attraverso la ricerca di nuove dimensioni spaziali (come l’Abstraktes Kabinett, il gabinetto astratto di El Lissitzky nel Landes-Museum a Hannover). Di seguito alcuni esempi di questa tipologia d’allestimento e delle declinazioni  i) e ii).

 

Museo d’Arte di San Paolo, allestimento Lina Bo Bardi.

 

Sensidivini, Triennale di Milano, allestimento Migliore+Servetto, 2004.

 

Allestimento mostra 2014 , Formafantasma
 Prima Materia, Stedelijk Museum’s-Hertogenbosch, allestimento Formafantasma, 2014.
Prima materia
Prima materia

 

The New Italian Design 2.0, allestimento Andrea Branzi, Triennale di Milano, 2013.
The New Italian Design 2.0, allestimento Andrea Branzi, Centro cultural la Moneda, Santiago del Cile, 2014.

 

Casa Boschi di Stefano, Milano.
Museo Archeologico, Milano.
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma.

 

 

 

 

 

 

Esporre #2

… riflessioni attorno alle

pratiche d’agencement

 

In questo breve articolo ci occuperemo della tipologia allestitiva che vede nel materiale il focus allestitivo. Il materiale, presente in una mostra, è per l’occhio sia struttura che tessitura dell’allestimento. Il suo effetto dipende da una serie di caratteristiche che le sono proprie, come : il colore, la trasparenza, la trama, il trattamento della superficie, la capacità di accogliere la luce e di rifletterla, la resistenza.
Lo spazio e le forme dell’allestimento possono essere influenzati in maniera decisiva dalla tipologia di materiale scelto, creando così una subordinazione nelle scelte allestitive. Il materiale, dunque, è un elemento dell’allestimento che ha una funzione importante sia fisiologica che psicologica, diventando in molti casi un concept sul quale costruire il progetto allestitivo.

Il tessuto, o l’enfasi barocca

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Carlo Scarpa, allestimento mostra “Antonello da Messina”, Municipio, Messina, 1953.

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Boutique Mademoiselle di Sorrento.

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Esposizione I protagonisti del design italiano, Salone del mobile, Milano, 2009.

[Note] Le immagini 1 e 2 sono state tratte da Pier Federico Caliari, “La forma dell’effimero”, Milano, Ed. Lybra, 2000 e da “Nuovo Allestimento Italiano”, Milano, Ed. Lybra, 1997.

 

 

Esporre #1

… riflessioni attorno alle

pratiche d’agencement …

 

Mies van der Rohe ha sostenuto nel saggio dal titiolo Zum Thema : Ausstellungen (1928) [1] che il compito delle esposizioni future sarebbe stato quello d’ “intensificare la vita” : renderla più intensa, rafforzarla. In questo senso, l’atto espositivo avrà il compito d’intensificare l’esperienza del visitatore ricorrendo a quelle forme di allestimento capaci di rappresentare, in un dato spazio, un’idea coerente di progetto. Forme di allestimento che, come prodotto culturale di un’esposizione, presentano meccanismi interni che compaiono, si evolvono e, in seguito, si ripetono consolidandosi nel corso della storia.

In questo breve articolo ci occuperemo di una prima tipologia di allestimento, che vede l’isolamento dell’oggetto come focus allestitivo. Dobbiamo, al tal fine, considerare che le diverse tipologie allestitive (che saranno oggetto dei prossimi articoli) non sempre garantiscono il senso della proposta, ma rendono possibile il mantenimento di una direzione rigorosa di progetto.

Questa tipologia d’allestimento ha lo scopo d’isolare un oggetto inserendolo in uno spazio vuoto, su uno sfondo distante o piatto, il più delle volte senza alcuna informazione. Questa soluzione è concepita per rafforzare la relazione tra l’oggetto e il visitatore e tra la forma e lo spazio espositivo, creando eterogeni effetti scenografici.

 

1954-56, Pietà Rondanini di Michelangelo, Sala degli Scarglioni, Castello Sforzesco, Milano
1956-63, Sala degli Scarlioni, Castello Sforzesco, Milano.
Pietà Rondanini di Michelangelo, allestimento BBPR.

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1984, Palazzo Sogetsu Kaikan, Tokyo.
Italian Design, allestimento Pierluigi Cerri (Gregotti Associati).
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1984, Palazzo Strozzi, Firenze.
Fortuny nella Belle Epoque, allestimento Rostagno e Pettini.
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1934, Sala di Icaro, Esposizione dell’Aeronautica italiana al Palazzo dell’Arte della Triennale di Milano, 1934.
Allestimento Giuseppe Pagano, scultura Marcello Mascherini, pittura murale Bruno Munari.

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[1] Saggio pubblicato nel 1928 su “Die Form”, 3, 4.

Allestimento urbano e identità del territorio

Esporre il dissenso  #1 

Note sul carattere dell’allestimento urbano

Il 13 febbraio 2013 in Piazza degli Affari a Milano è andata in scena la protesta dei caschetti gialli del settore edile italiano dal titolo ” La Giornata della collera” http://www.lagiornatadellacollera.org.

La monocromatica scenografia urbana è composta da circa 10 mila caschetti gialli posti ordinatamente nella piazza. Un colpo d’occhio cromatico (il giallo dei caschetti in contrasto con il bianco travertino di palazzo Mezzanotte) che non ha lasciato indifferenti i passanti.

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In questa stessa piazza, da qualche anno, è anche esposta la scultura L.O.V.E.  – acronimo di libertà, odio, vendetta – di  Maurizio Cattelan che raffigura una mano, intenta nel saluto fascista, con tutte le dita mozzate eccetto il dito medio che rimane alzato e rivolto verso palazzo Mezzanotte (dal nome dell’architetto Paolo Mezzanotte) che dal 1932 è sede della Borsa di Milano.

Palazzo Mezzanotte con la sua imponente facciata – che raggiunge l’altezza di 36 metri –  è un esempio di architettura del periodo fascista. Il fronte fu costruito in blocchi di travertino con sculture ad opera di Leone Lodi (1900-1974) e Gemignano Cibau (1893-1969), raffiguranti i “Quattro Elementi” allegorici della ricchezza economica.

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Vediamo, dunque, come l’allestimento – o la scenografia –  investa sempre più spazi , diversi e inaspettati, con lo scopo di  rappresentare l’evento, inteso come “momento della percezione estetica”,  che viene così trasformato da fenomeno sociale a fenomeno di estetizzazione generale dell’esistenza (cf. Gianni Vattimo, La società trasparente, Garzanti, 2007).

La velocità, o il treno

Luigi Russolo, Dinamismo di un treno,1912
Pippo Rizzo, Treno in corsa, 1929
August et Louis Lumière, L’arrivée d’un train en gare de La Ciotat, 1896
Il treno
Un bello e orribile
mostro si sferra,
corre gli oceani,
corre la terra:
corusco e fùmido
come i vulcani,
i monti supera,
divora i piani;
sorvola i baratri;
poi si nascondeper antri incogniti,
per vie profonde;
ed esce; e indomito
di lido in lido
come di turbine
manda il suo grido.
Giosuè Carducci

 

 

HAIM STEINBACH // Collections

“What difference is there between the domestic environment and the artistic context? Don’t both involve displaying something? And
aren’t the objects that are presented laden with meaning in both cases? […] We are all collectors. It is a part of our nature.”
Haim Steinbach

In his solo show at the Lia Rumma Gallery (Milan) Haim Steinbach employs standard architectural building materials – metal studs,
drywall, prefabricated shelving units, paint and wallpaper – evoking both domestic and institutional spaces as places ready for
presentation. The artist exhibits over 50 objects selected from seven collections. The objects are arranged and placed on shelves,
and are displayed on both the permanent gallery walls and Steinbach’s temporary walls.

BIO HAIMSTEINBACH

LIA RUMMA GALLERY

LOOK AT THIS BOOK!

Jean Baudillard, Le Système des objets, Gallimard, Paris, 1968.

« Peut-on espérer classer un monde d’objets qui change à vue et parvenir à un système descriptif ? » La démarche de Jean Baudrillard dans Le Système des objets était de chercher à comprendre comment l’objet avait progressivement conquis son autonomie, comment l’homme était devenu « spectateur » de ses propres objets.